E se i centri di comando del nostro corpo fossero due? Partendo da alcune attente osservazioni sull’apparato digerente, questa domanda è diventata sempre più presente nell’ambito scientifico. Al punto che adesso si parla di intestino come secondo cervello e della sua capacità di giocare un ruolo fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere.
Stando alla Teoria dei due cervelli elaborata dalla Columbia University e affinata dai ricercatori del Journal of Neuroscience, all’interno nel nostro intestino risiede una matrice autonoma di milioni di neuroni indipendenti dal sistema nervoso centrale.
Questi neuroni si trovano tra intestino crasso e colon e danno vita, insieme, a un vero e proprio sistema nervoso enterico, che agisce senza dover necessariamente ricevere istruzioni dal cervello. Per osservare questo secondo cervello e stabilirne le capacità organizzative, sono state utilizzate tecniche di imaging neuronale ad alta precisione e stimoli elettrici.
Agli stimoli, il sistema nervoso enterico ha reagito riorganizzandosi: formulando, insomma, un nuovo modello neuronale che corrispondeva proprio ai movimenti delle sezioni “punzecchiate”. Una capacità eccezionale, che si estende a tutte le pareti muscolari intestinali e che arriva fino al retto.
L’attività dell’intestino come secondo cervello coprirebbe, insomma, tutto il processo di elaborazione del cibo, dalla scomposizione in nutrienti al transito, fino all’espulsione delle scorie.
Per di più, è stato dimostrato che questo stesso sistema nervoso è in grado di elaborare gli stati di forte emozione, dolore o ansia, cosa che gli garantisce una memoria emotiva.
Quest’ultima scoperta spiega perché, a casi di stress o di estrema felicità corrispondono i classici mal di pancia o le farfalle nello stomaco. La cosa più sorprendente, però, è che gli studiosi ritengono che addirittura il sistema nervoso enterico si sarebbe sviluppato prima di quello centrale.
Esiste quindi un legame forte fra l’alimentazione e la salute fisica, e farlo funzionare al meglio richiede una certa attenzione a tavola.
Forse, insomma, abbiamo sottovalutato a lungo la nostra pancia: meglio ascoltarla quando si stringe o si contrae, potrebbe dirci molto più di quanto pensiamo.